Sono qui che sono ormai quaranta giorni… Che faccio? Posso dirvi che qui le mie giornate sono piene, tranquille - oh, quanto!- e s’allungano come niente in nottate serene: il cielo è sempre chiaro in questo posto, ha una luminosità persino ammiccante, le stelle sono vicinissime, l’aria profumata è tremenda complice, un‘amante inafferrabile, di questo mare che, da sempre, insegue sempre se stesso. Poche volte sono preda di dubbi, di tormenti: il segreto, credo, è nella semplicità di vita di questa gente azzurra che mi avvicina, che quanto più conosco più mi appassiona, mi coinvolge… Eppure sono arrivato qui convinto di aver assaporato tutto della vita, pieno di me, quasi bello, navigato. Convinto di poter guardare dall’alto, con ironia, con disprezzo tutte le follie dell’uomo, ogni pretesa, ogni cosa, qualsiasi cosa. (…) Voglio dirvi che quello che più mi aiuta, quello che più mi entusiasma è il fatto che qua, in questo posto, io posso guardarmi quasi come fossi un altro, come se stessi parlando, guardando, sorridendo ad un’altra persona, ad un altro me stesso che io amo, che io stimo, e che quasi sicuramente mi parlerà, mi sopravviverà. Sono un greco anch’io, non è una novità, ma è che nel dirlo provo quasi un piacere nella pelle, una sorta di leggero e improvviso fremito che mi riempie il sangue, circola con esso, mi arriva in petto, in gola, negli occhi, diventa sussulto, tremore, quasi pianto!